Dalla metà di settembre 1944, tutto il territorio comunale era stato dichiarato zona di guerra. Savignano è nell’occhio del ciclone. I viveri cominciano ad esaurirsi, spostarsi è oramai difficilissimo. Diventa impellente decidere se rimanere nelle proprie case, rifugiandosi in grotte e cantine o trasferirsi in campagna, se non addirittura lasciare il paese. Cominciano a cadere le prime granate e le bombe degli alleati, poi le granate divengono una pioggia che si mescola a quella atmosferica, torrenziale, che ostacola le operazioni militari e va ad ingrossare il fiume.
La famiglia Gridelli, sfollata come tante altre, occupava una casa sulla strada di Castelvecchio, all’altezza dell’ingresso della villa dei Marchesi Guidi di Bagno. A mezzogiorno del 25 settembre una selva di granate, sparate da una nave a 20 chilometri di distanza, si abbatte sulla casa. La famiglia cerca di rifugiarsi nella parte seminterrata dell’edificio, ma non fa in tempo, e viene colpita dai proiettili. Maria Gridelli, sedici anni, figlia di Giuseppe e Virginia Bellavista, aveva in braccio il fratellino Franco di due anni: è fulminata da una scheggia che le trapassa il cuore. L’altro fratellino, Giulio, di dieci anni, con un polmone traforato da una scheggia, muore il 2 ottobre successivo. Per Domenico Gridelli c’è lo strazio della morte dei due figlioletti, Nazzareno di due anni e Gabriella di tredici e della moglie Maddalena Foschi. Si salvano Domenico, Giuseppe, Virginia e il piccolo Franco, coperto dal corpo della sorella Maria, rimasto sepolto fra le macerie tutta la notte.